una recensione a cura di Alessandro Cellamare
David Bordwell (Rochester, 23 luglio 1947 – Madison, 29 febbraio 2024), storico e teorico del cinema, identificò quattro capisaldi alla base di una critica costruttiva: appropriatezza, plausibilità, corrispondenza e originalità.
Partiamo da qui.
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Appropriatezza: perché ne parliamo
Difficile non parlare del secondo capitolo del titolo più destabilizzante del 2019, che allora mise in luce un regista che sembrava aver poco da dire. Poi l’inconsueta originalità (l’ibridazione col musical), i disappunti diffusi, il nuovo spiazzamento sul pubblico…
Plausibilità: essere convincente
E invece, tolta la prima mezzora, il film precipita lentamente in un pasticcio in cui l’apprezzabile audacia musicale diventa posticcia e inefficace. Anche drammaturgicamente non è chiara l’evoluzione di Joker, e alcuni passaggi narrativi non sono ben lanciati. Lady Gaga pessima.
Corrispondenza: quali sono le prove
Di molti momenti musicali si fa fatica a comprendere il significato e incastonarli, così come alcuni eventi che piombano senza una carica o spiegazione sufficiente. Ad esempio, il processo fai da te mascherato autorizzato da un giudice intransigente fino alla sequenza precedente.
Originalità: differenziarsi
Il crollo di Arthur Fleck (e del film) è forse lo stesso provato dallo spettatore. La delusione per i sogni traditi, la sconfitta, la morte (?) sembrano delineare il percorso di chi era in sala, frustrato nelle attese autoriali.
Dal calo di entusiasmo sino alla resa finale.