Regia: Paolo Sorrentino
Produzione: Italia, Francia
Anno: 2024
Il silenzio, a fine proiezione, è protagonista della sala rossa, in penombra.
A cosa stai pensando?
Parthenope, è una contraddizione. È bellezza e dolore; come Napoli, come la vita. Al centro della storia, la vita di Parthenope: giovane ragazza napoletana, nata in acqua come una sirena, sempre a metà tra sacro e profano. Pathenope muta, cambia essenza insieme alla città, come fossero una cosa sola; la stessa. Libera e sensuale, mai eccessiva, avvolta da un alone di mistero cresce, indaga la vita, indaga se stessa. La giovinezza è fuggevole, leggera e disperata al tempo stesso; inafferrabile. È l’azione che caratterizza gli anni verdi, l’inconsapevolezza che guida i giovani alle loro scelte, spesso fugaci. Mentre il dolore e la sofferenza, imprescindibili nella crescita, li plasmano, per sempre.
Gli amori giovanili non sono serviti a nulla. — Non è vero, sono serviti a donarci l’illusione della spensieratezza.
È grazie a quegli amori, a quella beatitudine, per quanto effimera e provvisoria, che il giovane nell’azione inconsapevole del presente crea il futuro, ed anche il passato. E dobbiamo essere grati a chi ci illude, perché è nella gentilezza dell’illusione, che ci salviamo da una realtà scomoda, fredda, inospitale.
È difficilissimo vedere, perché è l’ultima cosa che si impara, quando comincia a mancare tutto il resto.
Nasci, apri gli occhi, e vedere pare essere la prima cosa che fai. E invece, a vedere veramente, lo si impara solo dopo. Cresci, e inevitabilmente sei destinato alla sofferenza, e allora impari a sentire, a sentirti. Quando quella beatitudine è ormai lontana e sembra essere stata solo un abbaglio, un inganno, inizi ad essere meno impulsivo, più conscio, e allora capisci che significa vedere. Lo scorrere inevitabile del tempo è un altro protagonista, la malinconia di quello che è stato, una carezza dolce amara.
Parthenope non si vergogna mai, nonostante sia una perenne contraddizione. Una presenza ingombrante ma mai concreta. Effimera, inafferrabile. Come la vita, come la sua città, in cui pare esserci sempre posto per tutti, ma dalla quale in molti scappano per ritrovarsi. Nessuno alla fine scopre a cosa Parthenope sta pensando, perché — come dice Paolo Sorrentino — il cinema, come la vita, non offrono risposte. O forse sì?