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PAST LIVES | Nostalgia di un passato alle spalle

Regia: Celine Song
Anno: 2023
Produzione: Stati Uniti d’America

una recensione a cura di Chiara Lepschy e Giuseppe Minerva

Due strade divergevano in un bosco e io, io presi la meno battuta, e da qui tutta la differenza è venuta” recita forse la più celebre poesia del poeta americano Robert Frost, che esprime tutta la difficoltà della scelta e il rimpianto per la strada non presa, pur senza essere scontenti del proprio presente.

Past Lives, film d’esordio della regista sudcoreana Celine Song, rappresenta con delicatezza il concetto espresso dalla poesia di Frost. Na Young lascia la Corea del Sud a dodici anni insieme alla famiglia per trasferirsi in un Occidente – il Canada, prima, e gli Stati Uniti, poi – che offre maggiori opportunità di carriera. La famiglia è pienamente convinta della scelta, tanto da decidere di modificare anche i nomi per assimilarsi meglio e più velocemente ai nuovi costumi. Così Na Young diventa Nora Moon e inizia una nuova vita lasciandosi alle spalle, tra le altre cose, il sentimento che la lega al compagno di scuola Hae Sung. Dodici anni dopo, ormai giovani adulti, Nora (Greta Lee) e Hae Sung (Teo Yoo) si ritrovano grazie ai social e iniziano un’intensa frequentazione a distanza, in cui trovano riconfermati la comunità di sentimenti e l’affetto che li legava da ragazzini. La strada, però, è già in parte tracciata: Nora, da poco trasferitasi a New York in cerca di realizzazione, non vuole neanche prendere in considerazione un viaggio in Corea, con il rischio che questo possa farla dubitare del percorso intrapreso e d’altra parte Hae Sung – da sempre meno volitivo di Nora – non ha il coraggio di rimescolare le carte e volare negli Stati Uniti. Dopo un certo numero di videochiamate, il rapporto a distanza si interrompe per la decisione, anche in questo caso, della più determinata Nora. Nulla accade per i successivi dodici anni, numero ricorrente, fino a quando Hae Sung la contatta poiché è giunto per lui il momento di una breve visita a New York, organizzata quasi certamente per avere l’occasione di rivedere Nora, ora sposata e con una carriera ben avviata.

È proprio in questa terza parte del film – della quale le vicende fin qui descritte sono una premessa per meglio inquadrare le caratteristiche dei personaggi – che la regista dà prova di poesia e delicatezza nella narrazione. Gli accadimenti legati all’incontro sono oltremodo minimali: Nora, infatti, accompagna Hae Sung alla scoperta di una New York che ci viene riproposta ancora una volta nei suoi tipici scorci evocati in molti altri film, tra i quali alcuni classici di Woody Allen, al cui retroterra culturale ben potrebbe appartenere il personaggio del marito di Nora, ebreo newyorkese. I dialoghi sono quindi semplici e molto è lasciato alle immagini e alle inquadrature, nonché al sentimento di sospensione in cui sembrano muoversi per alcune ore i due protagonisti.

Attraverso la storia narrata, Past Lives rende molto bene il tema del rimpianto non solo di Hae Sung per la vita non vissuta, ma anche – e forse soprattutto – di Nora, che seppur integrata e appagata dalle scelte fatte resta in bilico fra i due mondi molto più di quanto non pensi consciamente. Se da un lato, infatti, percepisce Hae Sung come “molto coreano” nel modo di porsi verso la vita e gli avvenimenti – segno di un’occidentalizzazione della protagonista ormai in stato avanzato – dall’altro lato scopre di sognare ancora in coreano, come Arthur – il marito – le rivela nei giorni della visita di Hae Sung. Molto del suo inconscio, quindi, è ancora legato a quelle origini e a quella cultura, come evidenziato anche dal continuo riferimento della stessa Nora al fatto che chi si sfiora o incontra nel corso della vita è qualcuno con cui si è già condivisa una vita precedente o si condividerà, forse, una vita futura.

In conclusione, un buon esordio della giovane Celine Song in un’opera dal forte impianto narrativo di stile quasi teatrale, in cui l’autrice riesce a gestire con equilibrio gli aspetti autobiografici e a rendere con sensibilità poetica la nostalgia della strada non presa e della differente vita che ne sarebbe potuta venire.

Due strade divergevano in un bosco ingiallito

  e mi dispiaceva non poterle percorrere entrambe

    ed essendo un solo viaggiatore, rimasi a lungo

      a guardarne una fino a che potei. Poi presi l’altra…

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