_UN PROGETTO DI BABELICA APS

[BRITISH IRISH FILM FESTIVAL 2024] RATCATCHER – ACCHIAPPATOPI | Sopravvivere all’infanzia

Titolo originale: Ratcatcher
Regia:
Lynne Ramsay
Produzione: Regno Unito, Francia
Anno: 1999

Lynne Ramsay firma un potentissimo esordio che rivela una maturità e un’intensità di sguardo fuori dal comune. Glasgow negli anni ’70. La povertà vera, reale, implacabile di alcuni sobborghi, infestati dall’immondizia – causa sciopero ad oltranza dei netturbini – che aggiunge danno allo sfacelo. Che è, al contempo, terribilmente concreto e materico – le scorribande dei topi, il lezzo e il fetore, il rischio di contrarre malattie infettive, le case che trasudano miseria e dannatamente interiore perché affligge i pensieri e i sentimenti di un’intera comunità costretta a convivere in quel posto senza via di scampo se non affidandosi alla speranza di avere i requisiti per ottenere una casa popolare lontano da quell’inferno in terra che può solo abbruttire l’animo umano, condannandolo a un fine pena mai. Conosciamo Ryan e non sarà una bella conoscenza. Insieme a lui conosceremo James e che dire? Il peso di una tragedia grava come una maledizione senza motivo su una comunità perduta tra alcool, disoccupazione, prostituzione, famiglie costantemente sull’orlo di un precipizio. Sogna James, sogna la sua casa nuova che è speranza e desiderio di nuova vita. Di affrancarsi dal quel lerciume che invade anche le coscienze. Ci sono eroi per un giorno – come il padre di James che salva una bambina caduta nel canale – ma poi il giorno finisce e dopo la luce torna il buio della devastazione. Nonostante tutto la narrazione, non porta con sé il tono della sconfitta tout court a la Dardenne. Pur nel taciuto, nel macigno che sovrasta e perseguita il piccolo James. Nell’indicibile che alla fine viene fuori come una filastrocca ossessiva nella bocca di un altro bambino. Nel buio, nel marcio, ci può essere qualcosa. Un soffio di vita che squarci la tenebra che pervade i cuori. Ci può stare il sogno, immaginifico, vitale, aperto. Lo spazio per anelare a qualcosa di migliore, per sé ma non solo. Per i nostri affetti, quali che siano. Il finale parallelo, è un andare verso qualcosa, plumbeo e solare ed è magistralmente tenuto a galla dal respiro dello strazio e del sorriso.

SFOGLIA LE RECENSIONI

POTREBBERO INTERESSARTI...