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[TFF41] LA PALISIADA | La difficile fuoriuscita da una dittatura

Regia: Philip Sotnychenko
Anno: 2023
Produzione: Ucraina

una recensione a cura di Chiara Lepschy e Giuseppe Minerva

La Palisiada, primo lungometraggio del regista ucraino Philip Sotnychenko, racconta le frettolose indagini sull’omicidio di un funzionario di polizia, che portano in tempi rapidi ad un’importante retata di alcune decine di sospetti e, in seguito, all’incarcerazione di un giovane con disturbi cognitivi. Il ragazzo viene giustiziato poco tempo prima che, in base alla “Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo”, sia abolita la pena di morte in Ucraina (siamo nel 1996). L’indagine è condotta da un ispettore di polizia e da uno psichiatra forense che, pur rendendosi conto della scarsa oggettività delle prove a carico, sono schiacciati dalle pressioni per chiudere rapidamente il caso e contribuiscono alla condanna del giovane, probabilmente innocente e comunque meritevole delle attenuanti dovute alla sua condizione psichica, totalmente ignorata. In tal modo, il regista ritrae una società che, per quanto emancipata dall’URSS ormai scomparsa, è ancora fortemente antidemocratica.

Il film inizia con una lunga premessa ambientata ai nostri giorni, in cui si seguono le vicende di un gruppo di giovani artisti, uno dei quali si capirà essere il figlio dello psichiatra forense mentre la fidanzata è figlia dell’ispettore di polizia. La prima parte mette in luce come le scorie del passato siano ancora presenti, poiché la democratizzazione e l’uscita da una società patriarcale sono ancora di là da realizzarsi, tanto che il confronto serrato tra i due giovani fidanzati porterà a un esito inatteso e spiazzante.

Il significato del titolo è spiegato in un dialogo finale, dove apprendiamo che è un termine ucraino utilizzato per lapalissiano, che in questo contesto è forse un giudizio sulle vicende narrate, che da sole e senza troppi dettagli dovrebbero inquadrare la situazione del paese. Per lo spettatore, in realtà, non è semplice seguire la vicenda sia per il modo in cui è costruita, sia per il forte stacco tra la prima parte ambientata nel presente e la seconda, che si svolge nel passato. Ad aiutare parzialmente, viene incontro il formato adottato, un classico 4:3 per la vicenda del 1996 e uno schermo più moderno per la premessa ai giorni nostri. Ma fatto salvo tale aspetto, che rimarca una ripartizione temporale peraltro piuttosto chiara, è complicato cogliere le connessioni tra passato e presente e ciò anche per gli episodi collaterali non funzionali alla vicenda ma di carattere puramente descrittivo del contesto, scelta che in parte limita la possibile lettura degli intenti del regista.

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