Regia: Alex Lehmann
Anno: 2016
Produzione: Stati Uniti d’America
una recensione a cura di Elena Pacca
Un incontro, un riconoscersi dopo vent’anni, un avvicinarsi cauto al temibile momento del “come eravamo”. Un flusso di ricordi, disvelamenti, esitazione, ritrosia, domande e risposte, per un dialogo che sembra tacere un non detto. Un bianco e nero che cristallizza quello che c’è stato in una adolescenza permanente e che quasi opacizza come una polaroid dallo sviluppo interrotto un qualcosa che non si è compiuto. Un prima e un dopo.
Scarno nella sua assenza di una vera e propria trama, il film si annoda e si scioglie su un parlato titubante/compulsivo tipico di chi tradisce imbarazzo. Buon registro drammaturgico e interpreti a proprio agio nell’attraversare un momento irripetibile e inaspettato che sembra un salto nel passato ma è, invece, un tenace ancoraggio al presente, risolto o precario che sia.